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Cap.3.1 L’Equazione Cosmologica.

Sezione 3

Ecco la definizione matematica della Fisica Unigravitazionale.

Capitolo 3.1  L’Equazione Cosmologica.

§ 1. Rapporto tra due sorgenti gravitazionali

   Nel cap.1.9 abbiamo parlato di un rapporto fondamentale presente nella legge di gravitazione e quindi nella nostra “equazione cosmologica”. In linea provvisoria lo abbiamo indicato come rapporto massa periferica/massa centrale. In realtà, il significato del termine massa è nella fisica unigravitazionale radicalmente diverso da quello rappresentato nella fisica odierna. Per noi esso è solo un primo fattore della formula universale: questa lo sostituisce con un valore che lo comprende con altri fattori nel termine più ampio di intensità gravitazionale. Sono proprio questi altri fattori, ignorati dalla fisica ufficiale come attributi universali della gravitazione, che fanno crescere esponenzialmente nel microcosmo – dove sono quindi prevalenti – il valore dell’intensità gravitazionale in rapporto alla nuda massa, inducendo a credere all’esistenza di forze diverse dalla gravitazione nel mondo subatomico. La massa ha, in realtà, nella nostra fisica il significato più antico e logico di quantità di materia, e cioè propriamente di semplice numero di particelle elementari costituenti un corpo. Si sa invece che la fisica contemporanea ha fatto della massa, con la relatività, un concetto astrattamente matematico e variabile con la velocità dei corpi: il che non ha alcun senso fisico, come si vede da una giusta lettura di ciò che viene addotto come prova di tale variabilità (cap.1.3).

   E’ superfluo dire che l intensità gravitazionale è un valore intrinseco a ciascun corpo, e non va confusa con la  forza gravitazionale, che è l effetto attrattivo reciproco tra due corpi interagenti.

   Esprimiamo con a’/a il rapporto suddetto, essendo a’ e a l’intensità gravitazionale di due strutture materiali interagenti – non necessariamente due corpi individuabili come distinti -, ovvero due sorgenti gravitazionali, tali che siano

0 <= a’ <= a                                         con a > 0                                      e quindi                                      0 <= a’ / a <= 1 .

In altri termini, a è la sorgente gravitazionale di riferimento, sempre > 0 per intensità; a’ ha un valore di intensità che va da 0 (inesistenza solo teorica d’una seconda sorgente) al valore stesso di a (“equintensità” delle due sorgenti).

   La geometria delle strutture dell’universo non dipende dai valori assoluti dell’intensità delle due sorgenti interagenti ma solo dal rapporto a’ / a , che – come s’è detto – varia da 0 a 1 .

§ 2. Sezione aurea e rapporto aureo.

Attribuiamo il simbolo φ al valore della “sezione aurea”, per le cui caratteristiche propriamente geometriche e matematiche rimandiamo alle relative discipline.

 

Il simbolo Φ rappresenta il “rapporto aureo”, che è l’inverso della sezione aurea e anche la stessa aumentata di 1.

   Sezione aurea o il suo inverso sono in natura la base della “successione di Fibonacci” (1,1,2,3,5,8,13,21,…: ogni numero è somma dei due precedenti e il rapporto tra due numeri successivi tende all’infinito al valore aureo), delle strutture penta-decagonali e dodeca-icosaedriche, del fattore di incremento di forme spirali per angoli eguali di rotazione: ciò nella fillotassi, nella cristallografia, nella biologia molecolare, ecc. . Sull’argomento c’è una vastissima letteratura divulgativa, ma nessuna spiegazione naturalistica oltre la mera descrizione di tale morfologia.

§ 3. “Coniugazione” tra due sorgenti gravitazionali

   In sez.1 abbiamo parlato della coniugazione ondulatoria come facoltà esclusiva di una propagazione sferica eccentrica, cioè rotante intorno a un baricentro non centrale. Due o più propagazioni eccentriche possono far confluire le proprie onde sferiche a coppie in una sola onda sferica di coincidenza geometrica delle due o più onde partenti da diverse sorgenti gravitazionali. L’onda di coincidenza (onda composta) somma le intensità gravitazionali delle sorgenti genitrici, ma diviene subito onda primitiva di una terza propagazione (“propagazione figlia“) e suddivide la somma delle intensità accumulate tra le propagazioni genitrici e la figlia, secondo una legge matematica che vedremo in seguito.

   Ogni campo gravitazionale, salvo quello elementare (fotonico), nasce dalla coniugazione ondulatoria tra propagazioni diverse, con un’onda sferica primitiva della propagazione risultante e un diametro fondamentale tra gl’infiniti possibili, fissato da una precisa legge di composizione che daremo in seguito. Gli estremi di tale diametro sono le due sorgenti gravitazionali del campo, cui si applica l’equazione cosmologica, e naturalmente il diametro stesso ne rappresenta la distanza. Ad esso diamo nell’equazione il simbolo D.

   Ciò significa che il problema che tormenta la fisica ufficiale riguardante l’interazione a più di due corpi si risolve teoricamente coniugando a due a due le sorgenti dalle meno intense alle più intense, e l’onda di composizione risultante via via con un’altra fino alla sorgente di maggiore intensità.

§ 4. Il baricentro di propagazione.

La frazione Da / (a+a’) divide il diametro D dell’onda composta in due parti inversamente proporzionali ad a’ e a, misurando quella parte del diametro al cui estremo è a’.

   Se quindi a’ è zero (solo nel campo elementare, o – approssimativamente – quando la sorgente a è enormemente più intensa di a’), la frazione vale D e il baricentro coincide con la sorgente più intensa, che è anche l’unica (il fotone, o – approssimativamente – la sorgente di massima intensità rispetto a una sorgente di trascurabile intensità, distante D da quella predominante).

   Se a’ = a, cioè se le due sorgenti sono equintense, la frazione vale D / 2 : ovvero, il baricentro divide il diametro in due parti eguali, che sono raggi dell’onda composta.

§ 5. La spirale di propagazione

   Diciamo A e A’ gli estremi del diametro D dell’onda primitiva, in corrispondenza rispettiva di a e a’. L’onda si espande sfericamente, ruotando però anche intorno al baricentro di propagazione (fig.1 in cap.1.9). Se questo non è centrale, se cioè a e a’ non sono equintense (disequintense), l’espansione e la rotazione dell’onda sono regolate dall’equazione cosmologica in modo che A’ e A percorrano due spirali logaritmiche a velocità lineare costante: il che comporta che A’ sia più veloce di A, ma ciascuno dei due estremi percorrerà archi rettificati di spirale eguali in tempi eguali. Per le proprietà della spirale logaritmica, sono anche eguali in tempi eguali gli incrementi lineari dei raggi di spirale (il diametro D è diviso dal baricentro in una coppia di raggi di spirale: il maggiore con estremo A’ e il minore con estremo A).

   La rotazione dell’onda determina un asse di rotazione, perpendicolare nel baricentro a un piano di rotazione, che taglia l’onda rotante in due emisferi, divisi da un cerchio equatoriale giacente sul piano di rotazione. I poli dell’asse di rotazione sono convenzionalmente il Nord, quello che vede la rotazione antioraria dell’onda, e il Sud, che ne vede quella oraria.

§ 6. L’equazione cosmologica

   E’ la veste matematica della fisica unigravitazionale, inseparabile da essa, ed anche la base matematica del programma OLOPOIEMA.

   L’equazione cosmologica ci dà il valore del raggio di spirale, quello maggiore, per una qualsiasi rotazione Θ , e quindi costruisce la propagazione gravitazionale in relazione ai dati D, a e a’.

 

   Dimostreremo che la materia si aggrega e si struttura, nel macro- e nel microcosmo, secondo quest’unica equazione. Cominciamo qui col rilevare gli effetti naturali dei due limiti dell’equazione. Ciò significherà, già di per sé, una conferma del carattere universale di essa.

1)  Per a’ = 0, ossia quando la sorgente gravitazionale maggiore tende a prevalere su quella minore enormemente (in teoria infinitamente, e nel campo elementare – quello fotonico – anche in modo assoluto, per la mancanza di una sorgente a’ ), l’equazione riportata sopra vale

 

ossia rθ cresce secondo le potenze Θ /arccosφ di 1/φ , ovvero di Φ (§ 2).

Questo primo limite, rappresentato dal valore minimo di a’ , dà quindi la ragione matematica di tutte le strutture legate alla sezione aurea, delle quali abbiamo parlato nel § 2 e di cui la scienza ufficiale ignora qualsiasi motivazione, sapendo solo dire che sono molto frequenti in natura.

L’angolo arccosφ , cioè l’angolo il cui coseno è φ , vale in gradi 51,827292… .

2) Per a’ = a (valore massimo di a’), ossia quando le sorgenti gravitazionali sono equintense, l’equazione cosmologica vale invece

ovvero, per qualsiasi rotazione, il raggio rΘ è sempre pari alla metà di D, ed è quindi il raggio di una circonferenza. Si tratta evidentemente della ragione matematica di tutte le forme naturali di tipo circolare o sferico.

   A questo punto risulta perfino ovvio – ma lo vedremo analiticamente nella pagina seguente – che, per gli infiniti valori intermedi del rapporto a’ / a , la nostra equazione disegnerà tutte le altre strutture aggregative, biologiche o no, esistenti in natura, nascondendo nei casi intermedi il valore della sezione aurea, il quale perciò appare episodico, mentre costituisce il fondamento dell’universo.

 

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