N. B. Il concetto di flessibilità teorica resta valido nonostante la “marcia indietro” del CERN (febbraio 2012). Majorana nel 1937 anticipò i neutrini superluminali.
Nessuno poteva immaginare che una notizia diramata da fisici sperimentali, dopo tre anni di prove (22 settembre 2011), fornisse l’assoluta prova matematica della parte più difficile di questa opera: la sezione 6 riguardante le dimensioni e le funzioni del fotone, la particella unica e fondamentale della materia. Diamo qui una sintesi molto ridotta del problema, sull’onda del suo carattere sconvolgente e dell’urgenza di offrirne un’informazione corretta nel mare di commenti suscitati.
La chiave del mistero fisico-matematico sta nei §§14-16 di quella sezione (essendo necessaria a rigore l’intera lettura di essa). Indichiamo col solito c il valore empirico della velocità della luce nel vuoto di circa 300000 km/s (propriamente 299792,458 km/s). Ma tale simbolo ha tre versioni differenti: relativistica, tradizionale, unigravitazionale.
La prima è nata dalla erronea lettura dell’esperimento Michelson-Morley (come dimostriamo tante volte: v. NOTA a “Bilancio storico”) ed ha l’incredibile caratteristica della cosiddetta “costanza”, puramente dommatica. E’, quindi, la prima insanabile vittima dei neutrini più veloci della luce.
La seconda, più ragionevole, ma senza spiegazione del limite, presenta giustamente la componibilità (al posto della costanza), come per l’ “aberrazione siderea”. Ma, a causa del limite, viene anch’essa spazzata via dai neutrini superveloci.
Ed ecco la terza, quella unigravitazionale, il cui limite empirico – lo stesso delle altre due, ma spiegato con una debole resistenza dell’etere – è però flessibile!, fino a un limite teorico superiore, di carattere ondulatorio, indicato nel §14: precisamente 1,035288c (la notazione greca, in dimensioni fotoniche ε/τ, equivale a c: v. fine di §15). In questo modo, tra il comune limite empirico di 1c e quello solo ondulatorio di 1,035288c trova posto una lieve superabilità del primo, che le altre due versioni della velocità della luce non consentono, oltre a non possedere una qualche reale spiegazione del limite.
Questo limite più ampio alle velocità corpuscolari è sfruttato dalle particelle neutriniche, in particolari condizioni, per correre a una velocità superiore a c. Ebbene, gli esperimenti del CERN danno un risultato di circa 300006/300000 km/s=1,00002c, in perfetto accordo col ragionamento unigravitazionale.
Renato Palmieri
Napoli, 23 settembre 2011