Capitolo 3.13 Le funzioni mentali. La “telepatia”.
§ 1. Quando il discorso scientifico tocca il problema della mente, si accende subito una battaglia tra due inconcludenti fazioni.
Da un lato, gridano guardando verso terra i “materialisti”, che della mente fanno, appunto, una mera manifestazione della loro beneamata “materia”. Ma se uno si azzarda a chiedere loro di definire scientificamente la materia, essi gridano di nuovo, più inviperiti che mai, affermando che la domanda è improponibile e col “principio di indeterminazione” si castrano sull’argomento, vietandosi ogni indagine che scenda oltre le capacità dei loro rozzi strumenti.
Dall’altro lato, levano gli occhi al cielo gli scienziati “spiritualisti”, i quali – più inconcludenti dei primi – ne accettano la castrazione, per fede tenace nello stesso principio di indeterminazione, e all’ignoranza di quelli sulla materia aggiungono la propria sullo “spirito”.
Si faccia attenzione a non equivocare. Né agli uni né agli altri si chiederà di definire l’essenza della materia o dello spirito, cosa chiaramente impossibile per tutti, bensì di darne una delimitazione “conoscitiva”, di individuarne – per così dire – i contorni identificativi. Noi lo abbiamo già fatto per quanto riguarda la materia, giungendo alla descrizione geometrica e cineto-dinamica della particella ultima e dichiarando anche di non poter andare oltre quella descrizione, trattandosi appunto di un “extremum physicum”. D’altra parte, è proprio questo “non poter andare oltre” dell’indagine fisica, ad aprirci una prospettiva sull’altro problema: quello dell’identificazione di un operare attribuibile a uno “spirito”, ovvero a una “intelligenza immateriale”, sia essa universale o individuale.
§ 2. L’inconcludenza delle due opposte fazioni si manifesta di fronte a problemi come quello della telepatia, che appartengono ancora all’ordine dei fenomeni rientranti nell’indagine fisica e che la “scienza” ufficiale, in pieno accordo tra materialisti e spiritualisti, confina con grande disdegno e supponenza nel regno del cosiddetto “paranormale”. Nessuno dei tanti Salomoni accademici, atei o credenti che siano, si accorge del fatto che il fenomeno, statisticamente raro nella specie umana per un preciso motivo che vedremo tra poco, fa parte addirittura della legge costitutiva dell’universo, come già possono intuire i più attenti tra i nostri lettori, ricordando il meccanismo generale della gravitazione ondulatoria.
Avviene per questo problema ciò che abbiamo potuto riscontrare per innumerevoli altri fenomeni, che, comunissimi in natura, vengono considerati eccezionali dalla fisica corrente o addirittura completamente ignorati: come la pulsazione, l’interincidenza, la coniugazione ondulatoria che è alla base della vita, per non parlare delle stesse onde gravitazionali motore dell’universo, che i fisici attribuirebbero solo a rarissime catastrofi stellari e che vorrebbero auscultare con una sorta di pesantissimi “stetoscopi”. Non hanno, infatti, capito che la stessa gravitazione è, per sua natura, telepatica.
§ 3. Passiamo, quindi, alla dimostrazione specifica del meccanismo della telepatia nel suo significato abituale. Se appena uno scorre – ma è meglio rileggere con attenzione – il cap.3.6 A) (La “composizione ondulatoria”: dalle onde fotoniche alle onde galattiche), capisce subito che il momento della composizione ondulatoria sferica tra l’onda di una sorgente e quella di un’altra è istantaneamente identico per le due sorgenti. Ciò significa che il fenomeno della composizione è per sua natura telepatico, perché la fusione di due onde in una avviene in un solo istante e nella fusione il fronte d’onda della prima sorgente investe la seconda in perfetta contemporaneità con l’inverso.
Sappiamo dallo stesso capitolo che la nascita di una terza propagazione (“propagazione figlia”) dalla composizione-coniugazione, secondo le precise leggi che abbiamo date, è l’origine della vita, quando si determinano particolari condizioni che rendono regolare e ripetitivo il fenomeno, il quale allora si chiamerà procreazione. I termini di composizione e coniugazione sono di fatto equivalenti: il secondo può essere solo più specifico, riferendosi opzionalmente al caso di sorgenti equintense.
L’insieme dei fenomeni ora indicati riguarda anche, in un grado evolutivo estremamente avanzato, il rapporto tra i due emisferi cerebrali. Abbiamo visto che la legge di composizione ondulatoria è strutturante della stessa figura umana, al punto da visualizzarne i lineamenti già nella sua applicazione più generale.
§ 4. La composizione tra le onde cerebrali di due emisferi supposti specularmente identici determina, come sappiamo da quel capitolo, una propagazione figlia a onde concentriche. Occorrerà a questo punto ricordare gli effetti gravitazionali della disposizione equatoriale di due sorgenti con assi polari paralleli o antiparalleli. La prima disposizione comporta un fluire discorde delle particelle esterne attratte nello spazio tra le due sorgenti, con velocità reciproche molto elevate e fenomeni prevalenti di fuga gravitazionale tra loro: dal che l’origine dei terremoti. Nel secondo caso (antiparallelismo: i due assi di propagazione sono paralleli a poli opposti) le particelle attratte scorrono con direzione concorde e velocità reciproche basse, quindi con fenomeni prevalenti di aggancio gravitazionale. Questa seconda più favorevole disposizione è, perciò, quella delle strutture biologiche “a cuore”, tra cui rientrano appunto gli emisferi cerebrali.
§ 5. A questo punto, bisogna richiamare due caratteristiche dell’ondulazione gravitazionale, già più volte sottolineate da noi.
La prima è che le onde gravitazionali in sé, dalle elettromagnetiche alle megamagnetiche, sono intermateriali e in nessun modo intercettabili o schermabili o deviabili: quelle che la fisica corrente chiama “onde” sono addensamenti, simili a fronti d’onda, di corpuscoli fotonici veicolati dalle vere onde gravitazionali e soggetti ai fenomeni abitualmente conosciuti di riflessione, rifrazione o diffrazione.
La seconda è che la composizione ondulatoria tra le onde gravitazionali si verifica, come sappiamo, quale che sia la distanza tra le sorgenti, alle condizioni previste al § 21 del capitolo relativo.
Ciò che mette fuori strada i fisici ufficiali, solitamente negatori della telepatia, è che essi la pensano in termini di trasmissione corpuscolare o di propagazione di quelle onde spurie da loro confuse con le onde intermateriali, ora definite. Se così fosse, sorgerebbero insormontabili problemi di velocità, di tempi di percorrenza e di potenza trasmittente.
§ 6. Passiamo ora a considerare l’interazione, come fenomeno di composizione ondulatoria, tra due cervelli diversi invece che tra i due emisferi di uno stesso cervello. Se considerassimo la sola risultante perfettamente armonica ipotizzata al § 4, cioè quella di una propagazione figlia concentrica, sappiamo che tra onde concentriche di sorgenti diverse la composizione ondulatoria è impossibile, perché tali onde possono solo intersecarsi ma non coincidere sfericamente nello spazio.
E’ però possibile il fenomeno della composizione sferica tra due propagazioni eccentriche o tra una concentrica e una eccentrica. Tradotto nel discorso che stiamo facendo, ciò significa che si può verificare la composizione ondulatoria tra un cervello (propagazione concentrica) e un emisfero di un altro cervello (propagazione eccentrica) oppure tra un emisfero di un primo cervello e un emisfero di un secondo cervello (due propagazioni eccentriche). Il secondo caso è più favorevole, per quanto si è osservato ai §§ 12 sgg. del cap.3.6 B) sulla maggiore resistenza veicolare di una propagazione concentrica rispetto a una eccentrica.
§ 7. Da quello che si è osservato al § 4 risulta che tra emisferi cerebrali di cervelli diversi la composizione ondulatoria più favorevole si ha tra due emisferi antiparalleli, ossia tra quello destro di un individuo e il sinistro di un altro; è sfavorevole tra emisferi analoghi, ad assi polarmente paralleli: emisfero sinistro con sinistro, destro con destro. Data la difficoltà intrinseca di una composizione puramente ondulatoria, senza trasmissione corpuscolare, tra sorgenti cerebrali situate a grande distanza, si può affermare che il fenomeno è praticamente impossibile tra emisferi analoghi.
Se tuttavia gli emisferi cerebrali di uno stesso individuo, come in tutti gli individui, fossero specularmente identici, il caso favorevole di composizione ondulatoria tra emisferi antiparalleli di individui diversi sarebbe un fatto comune. Ma la specializzazione e la diversificazione funzionale tra i due emisferi di uno stesso cervello, mentre evolutivamente si è realizzata in un continuo accomodamento fisiologico per ogni singolo organismo, ha – per così dire – sfalsato e inficiato questo accordo armonico nell’interazione tra individuo e individuo, rendendo rarissimo il fenomeno.
La conclusione è stupefacente. Se l’analisi precedente è esatta, la telepatia deve verificarsi preferibilmente in due casi non comuni:
a) tra gemelli omozigoti, a struttura organica antiparallela, come già appare nella loro posizione fetale dalla collocazione reciproca a forma di cuore o di un bivalve: i loro cervelli sono reciprocamente quasi come quello di un solo individuo;
b) in casi di mancinismo, tra un mancino e un individuo normale: l’emisfero destro dell’uno è funzionalmente analogo al sinistro dell’altro.
Il che è confermato dall’esperienza e dalla letteratura in materia.
§ 8. Fondamentale è anche una considerazione antropologica, che si può trarre da tutto il discorso. Alle origini dell’umanità, la telepatia doveva essere un fenomeno ricorrente, quando ancora l’evoluzione non aveva introdotto la diversificazione funzionale tra gli emisferi. Ma con l’insorgere della socialità culturale dell’uomo, essa diventava evidentemente insopportabile per la coscienza dell’individuo nei suoi rapporti con la comunità, perché lo rendeva moralmente indifeso e ne violava continuamente l’intimità e l’autonomia. L’istinto è allora intervenuto inconsapevolmente ed evolutivamente, specializzando le funzioni manuali e sensoriali tra le due parti del corpo, e per riflesso organico consequenziale tra i due emisferi. Il circuito aperto della telepatia veniva così gradualmente disattivato.
La controprova si ha nel mondo animale, dove l’assenza della coscienza morale ha lasciato più largo spazio alla telepatia – specie tra gli animali sociali come api, formiche, termiti – i quali, nell’inavvertenza della biologia corrente, se ne servono abitualmente.