Capitolo 3.6 A) La “composizione ondulatoria”: dalle onde fotoniche alle onde galattiche.Parte seconda.
§ 12. La figura 12 di questo capitolo rappresenta l’orbitazione “a rosetta” di due masse equivalenti, e compare nell’articolo “La gravità e le altre forze” (Cap.4 c). L’abbiamo anticipata qui per mostrare nel caso presente la geometria dell’orbitazione di una coppia di fotoni, nel corso della quale si ripete periodicamente la composizione ondulatoria di figg.10, 11, 13, 14.
Peraltro, in natura, il disegno può moltiplicare la propria configurazione per un numero plurimo di coppie fotoniche reciprocamente e ordinatamente orbitanti, in disposizione diametrale, il cui risultato ondulatorio è la confluenza in una stessa onda composta non di una sola coppia di onde, ma di più coppie. In tal caso queste riversano nell’onda composta come in un serbatoio comune la propria intensità gravitazionale: D3, cioè la somma delle intensità confluite nell’onda composta, sarà 20 * n coppie di fotoni e la ripartizione conseguente vedrà l’onda primitiva della propagazione figlia arricchita di tante volte il valore convenzionale 10 quante sono le coppie concorrenti.
Naturalmente le propagazioni fotoniche genitrici fuoriescono dalla composizione dimezzate nella loro intensità: ciò non toglie che si avranno ora propagazioni concentriche di intensità non pari a 10, come nel quadro originario, ma a 10 * n con n > 1.
§ 13. La fig.16 è riprodotta dalla prima opera del titolare di queste pagine (Fisica del Campo Unigravitazionale, Napoli 1969): appartiene, dunque, all’archeologia della nuova fisica, e in quanto tale è priva della precisione matematica posseduta dagli odierni strumenti di calcolo e di disegno. Tuttavia, oltre che esserci cara nel ricordo delle fatiche di quei tempi lontani e difficili, è molto adatta a illustrare il presente discorso, mostrando la valenza non contingente della sua originaria elaborazione.
Essa mostra sei centri fotonici, da AI a AVI, ciascuno con la sola onda in emissione e l’andamento tratteggiato – orario o antiorario – della propagazione eccentrica, che va a convogliarsi (ripetiamolo, in modo graficamente impreciso) in un’onda composta comune (in proiezione equatoriale, la circonferenza centrale), dalla quale nasce una propagazione figlia concentrica.
Su di questa i punti di intensità si sdoppiano e si divaricano lungo sei coppie controverse di spirali di Archimede, perché le coppie fotoniche disposte diametralmente sono ad assi antiparalleli e quindi imprimono a quei punti un moto rotatorio di senso opposto.
Un settimo centro fotonico, AVII, è rappresentato puntiforme, in orbitazione circolare intorno al nucleo dei primi sei, intendendosi che la sua propagazione eccentrica, non disegnata, si convogli non nella stessa onda composta degli altri sei, ma in un’onda già propagata, quella tratteggiata in modo marcato. Non è rappresentato il risultato di questa ulteriore composizione, che si realizza fuori del luogo geometrico della composizione tra i primi sei fotoni.
§ 14. L’onda composta centrale, che raccoglie l’intensità gravitazionale dei sei fotoni, avrà intensità pari a 20 * 3 coppie, ma l’onda concentrica figlia ne esce con intensità di 10 * 3 (§ 12), valore globale che si conserva per ciascuna onda durante la successiva propagazione (mentre diminuisce l’intensità puntuale). Le spirali di Archimede – sei orarie e sei antiorarie – costituiscono altrettante “linee di forza” magnetiche, ovvero magneto-gravitazionali, o più precisamente “linee di intensificazione gravitazionale“.
In capitoli successivi vedremo come tali linee di forza, pur trascinate in modo vertiginoso dalle orbitazioni reciproche dei fotoni (come di qualsiasi corpuscolo o corpo), disegnino anche, per i fenomeni di “pulsazione” e “interincidenza”, luoghi geometrici, relativamente fissi nello spazio, di addensamento gravitazionale della materia esterna, che dànno origine a forme rigide naturali, ossia a “strutture” o “corpi”.
L’assoluta ignoranza della fisica ufficiale sui fenomeni di strutturazione gravitazionale le impedisce di capire le cause che – per esempio – accomunano, non in ragione di mere “somiglianze” e “analogie”, ma in modo eziogenetico, ossia per leggi di fondo, il disegno di fig.16 con un fiore esapetalo (fig.17)…
…o col diffrattogramma di un cristallo di berillio (fig.18).
Basterà sostituire le posizioni reciproche dei fotoni con quelle di corpuscoli assai più grandi come gli atomi: sono gli allineamenti di questi all’incrocio di linee di forza che formano spigoli e vertici di un cristallo, così come sono quelle linee di forza e quei contorni ondulatori a determinare petali e calice di un fiore.
§ 15. Esaminiamo la composizione tra la propagazione concentrica nata dai sei fotoni (sorgenti equintense) e quella eccentrica elementare (non disegnata) di un settimo fotone: composizione che si realizza in un diverso luogo dello spazio, cioè quello dell’onda sferica marcata con tratteggio forte in fig.16. Da tale onda composta deve nascere una nuova propagazione figlia, anch’essa non disegnata, in questo caso eccentrica, perché le due sorgenti – gruppo dei sei fotoni e fotone singolo – sono disequintense.
Vediamone il risultato, prima solo matematicamente, poi anche graficamente. Riprendiamo quindi le formule di § 9 e poniamo E3 come intensità del fotone singolo, F3 come quella della propagazione figlia (concentrica) delle tre coppie fotoniche. Avremo:
E3 = 10; F3 = 30; D3 (onda composta, in tratteggio marcato) = 40
Res1 = 100 / 40 = 2,5
Res2 = 900 / 40 = 22,5
Figlia = 2 * 300 / 40 = 15
Quota = 300 / 40 = 7,5
D3 = Res1 + Res2 + Figlia = 40
E3 = Quota + Res1 = 10
F3 = Quota + Res2 = 30
§ 16. Ci saranno, dunque, ora nell’universo due propagazioni di intensità superiore a quella fotonica di base, che è pari a 10, e cioè Res2 (concentrica) = 22,5 e Figlia (eccentrica) = 15.
Più propagazioni eccentriche di valore 15, a loro volta, potranno confluire a coppie in ulteriori onde composte di valore 30 * n coppie, da cui nasceranno propagazioni figlie concentriche di valore 15 * n coppie, oltre a quelle finora considerate di valore 10 * n.
E’, a questo punto, del tutto evidente che il processo proseguirà indefinitamente, accrescendo senza limiti dimensioni e intensità delle onde gravitazionali, fino – come si era premesso – a quelle che convogliano le galassie.
§ 17. E’ straordinariamente interessante osservare come le formule di ripartizione gravitazionale, da noi scoperte, significano matematicamente che nella CONIUGAZIONE GRAVITAZIONALE, cioè nella nascita di una propagazione figlia conseguente alla composizione di due propagazioni genitrici, le propagazioni più intense risultano costantemente avvantaggiate rispetto alle meno intense: queste ne escono depauperate in percentuale più delle altre, per il fatto di contribuire alla coniugazione con una quota esattamente eguale a quella delle concorrenti più forti. Lo svantaggio è tanto maggiore, quanto maggiore è la sproporzione tra la sorgente più intensa e quella meno intensa, la quale ad un limite infinito dà interamente se stessa come quota contributiva alla propagazione figlia.
Vediamo, infatti, dalle formule di § 9 che, se facciamo tendere E3 ad infinito rispetto al valore di F3, ne deriva che D3 tende a E3, Res1 tende a E3, Res2 tende a zero, Figlia tende a 2 * F3, Quota tende a F3. Ciò vuol dire che la sorgente infinitamente più intensa, contribuendo alla figlia con una quota F3 che tende per essa a zero, non perde nulla della propria intensità; la sorgente debole offre invece una quota pari a se stessa, cioè scompare.
Ciò è estremamente importante per l’economia dell’universo, poiché impedisce il frazionamento e la dispersione della forza gravitazionale tra innumerevoli sorgenti di troppo debole intensità.
§ 18. Passiamo ora all’aspetto grafico del problema posto dalla fig.16. La convenzione adottata nel programma (§ 9), di proporzionare i diametri delle onde primitive delle due propagazioni genitrici ai valori delle rispettive intensità, costringe ora a una scelta tra due soluzioni grafico-matematiche.
La prima si approssima graficamente al disegno di fig.16, ma non corrisponde ai dati matematici del problema. Con la seconda accade l’inverso. Noi le proponiamo entrambe (figg.19 e 20) per la loro efficacia, per così dire, didascalica.
In fig.19 a) la propagazione fotonica (non presente in fig.16) si compone con l’onda propagata di una concentrica, quella marcata in fig.16, con raggio √2 rapportato a quello dell’onda primitiva (interna):
In fig.19 b) un nuovo asse verticale incrocia il baricentro della propagazione figlia, della quale appare un’onda propagata, che ruota in senso antiorario attorno al baricentro:
Il baricentro della propagazione figlia divide, secondo l’equazione cosmologica, il diametro dell’onda composta in due parti inversamente proporzionali all’intensità delle due sorgenti.
Si faccia bene attenzione: nell’equazione cosmologica, D – definita come distanza tra due sorgenti gravitazionali – non è geometricamente la distanza tra i centri di massa di due corpi (ovvero tra i baricentri delle rispettive propagazioni), ma è la misura del diametro dell’onda di composizione tra i due corpi. Sicché nella figura, se il baricentro della concentrica si può pensare come il centro di massa di un corpo e il baricentro della propagazione fotonica come il centro del fotone, D non è la loro congiungente, ma l’intero diametro dell’onda composta tra le loro propagazioni, sul quale l’equazione calcola la divisione suddetta in due parti mediante il baricentro della propagazione figlia. In altri termini, è come se le due sorgenti fossero situate ai due estremi di quel diametro.
La fig.19 c) mostra lo sviluppo delle tre propagazioni: le genitrici residuali in grigio – eccentrica fotonica e concentrica – e la figlia eccentrica. Il programma ipotizza una concentrica nella quale le propagazioni concorrenti siano antiparallele a coppie, e pertanto ci sia perfetto equilibrio nella figlia tra impulso rotante orario e impulso antiorario : ne consegue che la propagazione eccentrica che vi si convoglia aggiuntivamente in senso antiorario fa prevalere questo senso nella propagazione figlia. Ovviamente, in natura non sempre ciò è vero, perché ci sono concentriche a prevalenza di uno dei due sensi: in tal caso il risultato potrà essere diverso da quello convenzionalmente ipotizzato.
La fig.19 nei suoi tre momenti si realizza col sottoprogramma COMPOSIZIONE inserendo i seguenti input:
Eccentrica-Concentrica (sigla EC): R0 = 10; NN = 2; AA = 0,00000000001; W = 1. Nella parte superiore (Eccentrica-Eccentrica, EE) inserire nel primo rettangolo lo stesso valore di AA (ovvero a’/a), che darà nell’ultimo rettangolo il valore di A (angolo costruttivo) corrispondente al primo e da attribuire a quella sigla: in questo caso, approssimato, 51.827292. Assi Cartesiani.
- Digitare AVANTI per un disegno a passi; PLAY per la fig.19 c).
§ 19. Se dopo aver costruito la fig.19 andiamo a riscontrare i dati matematici nella finestra Visualizza Valori (fig.19 d) ), non troveremo quelli del nostro problema: ovvero, la composizione tra un fotone e il sistema degli altri sei (che già possiamo definire “corpuscolo”). Infatti il programma ha calcolato l’intensità di F3 (la concentrica) sul rapporto tra il valore 10, diametro dell’onda primitiva fotonica, e quello dell’onda primitiva concentrica, e ne ha ricavato un valore molto superiore a 30 della propagazione delle tre coppie fotoniche (§ 15): F3 = 203,728279, che è superiore di oltre 20 volte a E3, invece che essere nel rapporto di 3 a 1. Tutti gli altri valori matematici sono in relazione a questa situazione e non a quella originaria.
La differenza graficamente visibile di quanto precede sta nella posizione del baricentro della propagazione figlia, per cui il diametro dell’onda composta è diviso secondo le percentuali 4,68 e 95,32, invece che 25 e 75, come sarebbe stato nel caso nostro.
Ma tuttavia – come s’è detto – possiamo ricorrere alla soluzione propriamente matematica del problema, prescindendo dalla somiglianza grafica con la fig.16. Per rispettare la convenzione voluta dal programma e al tempo stesso i reali valori matematici del nostro caso, abbiamo calcolato che la composizione deve effettuarsi con un’onda concentrica molto più avanzata di quella rappresentata in fig.16, e cioè con un raggio pari a √92. Il risultato è, con sufficiente approssimazione, la fig.20 (che si realizza cambiando solo, tra gli input, NN = 92):
I valori riscontrabili ora nella finestra sono quelli già calcolati al § 15:
E3 = 10; F3 = 30.038096
Res1 = 2.50; Res2 = 22.54; Figlia = 15
Quota = 7.50; Perc1 = 24.98; Perc2 = 75.02
Il baricentro divide ora il diametro secondo le percentuali volute e intorno ad esso si sviluppa la propagazione eccentrica figlia geometricamente corretta: se ne vede chiaramente la banda di addensamento ondulatorio antiorario, formato dalle onde eccentriche esterne al disegno centrale.
§ 20. Il nostro ragionamento procede secondo un metodo esaustivo, cioè quello di considerare tutte le possibilità del verificarsi di un fenomeno – in questo caso, la composizione ondulatoria tra due sorgenti a partire da quelle fotoniche -, così come tutte le vie che insieme portano a dimostrare in modo completo un teorema.
Abbiamo visto che non esiste un limite al crescere di intensità e dimensione delle onde secondo la legge di composizione e che dalle figg. 19 e 20 sono sortite due diverse propagazioni figlie eccentriche: la prima di intensità 19,06 e con rapporto a’/a = E3 / F3 = 0,049; la seconda di intensità 15 e con a’/a = 0,33. Si tratta di propagazioni composte. Non resta che mostrare ai lettori come gestire il sottoprogramma COMPOSIZIONE a loro arbitrio, per verificare i casi svariati di composizione ondulatoria tra sorgenti di qualsiasi entità e reciproco rapporto a’/a e studiarne i risultati grafici e matematici.
§ 21. Precisiamo la condizione geometrica necessaria perché la composizione possa aver luogo. Le possibilità sono due:
a) Le due propagazioni genitrici hanno un piano equatoriale comune.
b) Esse hanno due piani equatoriali diversi, ma che si intersecano lungo la retta congiungente i baricentri delle propagazioni stesse. In questo secondo caso, la propagazione figlia si sviluppa lungo un suo piano equatoriale, che interseca gli altri due lungo la medesima congiungente ed è angolato rispetto ad essi con angoli inversamente proporzionali all’intensità delle due sorgenti genitrici: ovvero, secondo la stessa legge che stabilisce la proporzione tra le due parti del diametro dell’onda composta.
La propagazione gravitazionale composta è progressivamente sempre il risultato tra due sole sorgenti, tranne che nel caso di sorgenti anche multiple concorrenti in una stessa propagazione concentrica, come si è visto sopra.
Ribadiamo ciò che si è più volte sottolineato, ossia che è possibile la composizione tra propagazioni eccentriche o tra eccentriche e concentriche, ma non tra sole concentriche.
§ 22. Si è detto al § 5 che la spirale gravitazionale è determinata da un angolo costruttivo, che è l’angolo acuto base di un triangolo rettangolo inscritto nella spirale, della quale ipotenusa e cateto base sono due raggi. Nella equazione cosmologica tale angolo è (arccosφ )* (a-a’)/a.
Per costruire la spirale di una propagazione si può fornire come input sia l’angolo costruttivo sia il rapporto a’/a. Quando si dispone di uno dei due dati, mentre il programma ne chiede l’altro, la finestra INSERIMENTO VALORI può operare preliminarmente la conversione nel modo indicato al § 5, selezionando poi il dato segnalato nel rettangolo in basso e copiandolo dove è richiesto.
L’angolo costruttivo varia in gradi da 51,827292…=arccosφ , per a’=0 e quindi a’/a=0, a zero, per a’=a e quindi a’/a=1.
La composizione tra sorgenti disequintense produce una propagazione figlia eccentrica, a spirale logaritmica. Invece, tra propagazioni equintense, la figlia è concentrica ed è guidata da spirali di Archimede, come si è visto nelle figg.10 e 11. Ma è evidente che ci deve essere un limite vicino all’equintensità assoluta, toccato il quale l’eccentricità cede il posto alla concentricità ondulatoria. Ci limitiamo qui a indicarlo, per spiegarne in seguito la ragione. Il valore limite per cui la figlia diviene concentrica è:
a’/a = > 0,978375273747 (fino a 1), ovvero A = < 1,12075101 (fino a 0).
§ 23. Prima di passare alla composizione tra propagazioni eccentriche qualsiasi, evidenziamo ancora un caso caratteristico ed istruttivo di composizione tra un’eccentrica e una concentrica.
Iscriviamo i seguenti INPUT, nella parte ECCENTRICA-CONCENTRICA del sottoprogramma COMPOSIZIONE:
- R0 = 30 (diametro e intensità convenzionale dell’onda primitiva dell’eccentrica);
- NN = 35 (numero intero la cui radice quadrata sarà il raggio dell’onda di composizione rapportato a quello dell’onda primitiva della concentrica);
- AA = 0.4 (a’/a, valore interno all’eccentrica, che è di per sé una propagazione composta, come rapporto tra le sue due sorgenti componenti; il suo controvalore A, da iscrivere in EE, è 31.096);
- W = 1 (prosecuzione delle propagazioni genitrici).
- ASSI CARTESIANI. Cliccare PLAY:il risultato sarà la fig.21.
La finestra VISUALIZZA VALORI ci spiega che le sorgenti genitrici sono quasi equintense: E3=30; F3=30,6. Il rapporto a’/a è quasi 1: precisamente 0,980383, ovvero, è superiore al valore limite dato al § precedente, per il quale l’eccentrica figlia cede il posto alla concentrica.
Il che è infatti avvenuto: il diametro dell’onda di composizione è stato diviso a metà dal baricentro dell’onda figlia, il quale è andato a coincidere col baricentro della concentrica genitrice. Questa esce dalla composizione con onde fitte di colore grigio, sempre concentriche, cosi come la genitrice eccentrica, antioraria. La figlia, anch’essa concentrica, esce dalla composizione con raggi rapportati a quello dell’onda primitiva, sempre secondo le radici quadrate dei numeri interi, quindi con onde più distanziate di quelle della concentrica madre.
La ripartizione gravitazionale avviene secondo le condizioni di una quasi equintensità, ossia con valori prossimi a quelli teorici, che sarebbero: 15 per Res1 e Res2; 30 per Figlia; 15 per Quota; 50 per Perc1 e Perc2.
Esempio aggiunto di composizione Eccentrica – Concentrica :
Sottoprogramma COMPOSIZIONE; ASSI CARTESIANI. Cliccare PLAY. Rispetto al caso di fig.21 è variato NN=12.
La seconda sorgente genitrice, concentrica F3 (asse baricentrico centrale), risulta maggiore della prima, eccentrica E3: pertanto l’asse baricentrico della propagazione figlia (eccentrica), il terzo nella figura, è spostato sul diametro dell’onda composta dalla parte della seconda sorgente. Le propagazioni residue sono in grigio: rispettivamente, eccentrica della prima sorgente, concentrica della seconda. La propagazione figlia si sviluppa dall’onda di composizione (coincidente con l’ultima disegnata – la dodicesima – della concentrica) a grandi onde eccentriche con un molto fitto fronte di addensamento spirale tra di loro.
§ 24. Siamo arrivati al momento, anticipato al § 5, in cui è il programma stesso a chiedervi di decidere con scelta autonoma la posizione della seconda sorgente, allo scopo di dimostrare che esistono sempre le condizioni (fatte salve quelle generali precisate al § 21) perché si verifichi una composizione ondulatoria.
In ECCENTRICA-ECCENTRICA dovete cominciare con due soli INPUT con valori di vostra scelta: R0, che è la dimensione diametrale e il valore convenzionale di intensità dell’onda primitiva della prima sorgente, e A angolo costruttivo, sempre della prima propagazione. Dal § 22 sappiamo i limiti di A, come quelli di a’/a, e come farne la conversione. Vi diamo due valori indicativi, che ovviamente potrete in prove successive cambiare con altri, e alcune possibili alternative del procedimento.
R0 = 30; A = 33 (corrispondente ad a’/a = 0,3632698).
PLAY: la prima propagazione compie una rotazione di 360°. La finestra vi chiede di collocare la seconda sorgente in un punto situato tra il secondo asse (centro dell’ultima onda) e il terzo (estremo del raggio).
Le alternative sono le seguenti:
a) seconda propagazione antioraria come la prima oppure oraria;
b) H4 > UO (distanza tra i primi due assi): la seconda sorgente sarà collocata a una distanza dal centro maggiore di UO e convenzionalmente risulterà meno intensa della prima (diametro dell’onda primitiva inferiore a quello della prima sorgente);
c) H4 < UO: la seconda sorgente si troverà a una distanza dal centro minore di UO e sarà convenzionalmente più intensa della prima;
d) H4 = UO: la seconda sorgente sarà equidistante dal centro rispetto alla prima sorgente ed equintensa con questa (diametri eguali).
Noi vi suggeriamo, pertanto, tre valori di H4¸ in riferimento alle alternative b), c), d), e cioè 65; 35; 48,665115 (attenzione, però, ad usare sul computer il punto e non la virgola per lo stacco dei decimali). Per ognuno, userete prima l’opzione antioraria e poi quella oraria. I risultati successivi saranno le figure da 22 a 27.
La propagazione figlia compare in ognuna di esse coi fronti di addensamento ondulatorio in nero e un terzo asse ne segna il baricentro, spostato dalla parte della sorgente più intensa, di cui la figlia adotta il senso orario o antiorario; nelle ultime due figure è concentrica e il baricentro è centrale; le propagazioni genitrici, in prosecuzione dopo la composizione, sono in colore grigio. La finestra VISUALIZZA VALORI va consultata ogni volta per constatare i risultati della ripartizione gravitazionale; a questi seguono passo per passo i dati matematici della propagazione figlia, se eccentrica: e cioè, raggio maggiore, raggio minore, diametro totale di ciascuna onda in propagazione.
Il procedimento è straordinariamente suggestivo, se visto dai lettori nel suo svolgersi: essi possono regolarne modalità e tempi con l’uso appropriato di PLAY, AVANTI e TEMPO DI ATTESA. La fig.27 mostra la sagoma di un volto umano: nessuno pensi di fare dello spirito dicendo che si tratta di un caso o di un gioco di fantasia. I prossimi capitoli ci diranno sempre di più che su queste cose è inutile scherzare.
§ 25. In riferimento alla classificazione delle tre gamme di onde gravitazionali, ricordiamo che delle onde elettromagnetiche gli strumenti percepiscono i fronti del carico corpuscolare fotonico e di questi appunto rilevano frequenza e lunghezza. Al di là di esse tale percezione è strumentalmente impossibile, perché le onde veicolano corpuscoli non elementari o corpi veri e propri e hanno frequenza troppo bassa e disordinata per creare fronti d’onda materiali, riscontrabili in una ricezione regolare.
Diciamo in breve che la gamma mesomagnetica raccoglie i fenomeni che la fisica tradizionale chiama genericamente “magnetici”; quella megamagnetica, eventi ed effetti definiti comunemente soltanto come “gravitazionali”.