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Feb 20
l giorno 11 febbraio 2016, annuncio della presunta scoperta delle onde gravitazionali, la fisica unigravitazionale si dichiara parte civile, a nome dell’umanità
ONDE UNIGRAVITAZIONALI
parte civile
Il giorno 11 febbraio 2016, annuncio della presunta scoperta dell
e onde gravitazionali, la fisica unigravitazionale si dichiara parte civile, a nome dell’umanità, nel processo intentato alla “scienza” accademica per i capi di ignoranza o, in subordine, malafede.
- A) Le onde gravitazionali sono state scoperte nel 1969 da Renato Palmieri e si distinguono in tre gamme: elettro-, meso- e mega-magnetiche.
- B) Si chiamano perciò uni-gravitazionali.
- C) Per esistere hanno necessario bisogno di un supporto ondulatorio: si chiama etere, o materia oscura.
- D) Non nascono da isolati eventi catastrofici , ma sono intrinseche alla natura dell’intero universo, del quale formano le strutture materiali (fotoniche).
- E) Buchi neri, stelle di neutroni non esistono da nessuna parte.
SINTESI UNIGRAVITAZIONALE
Autore: Renato Palmieri (Napoli, 20/08/1924)
Fondamenti della fisica unigravitazionale (nata nel 1969: “Fisica del campo unigravitazionale”):
1) Denominazione: esiste una sola forza nel cosmo ed è la gravitazione, attrattiva centripeta. Non
esiste “repulsione”, che è solo apparente: ciò che sembra respinto da qualcosa, è attratto in
prevalenza da qualcos’altro.
2) Fotone-corpuscolo, massa elementare, componente unico della “materia” (atomo assoluto),
sorgente della gravitazione (fotone-gravitone).
.3) Etere, “sostanza” intermateriale, supporto necessario di onde gravitazionali attrattive.
4) Propagazione gravitazionale universale “a conchiglia”, cioè a onde sferiche rotanti
eccentricamente, con sviluppo centrifugo generato dal fotone, ma con effetto vorticoso
centripeto, veicolo della forza gravitazionale. Programma grafico-matematico Olopòiema.
5) Origine della “vita”: dalla legge gravitazionale di composizione ondulatoria.
6) Equazione Cosmologica, base delle strutture universali, con sviluppo che va dalle
forme “phi” (sezione aurea) alle forme “pi greco” (circolari).
7) Equazione Ortodinamica, gravitazione anisotropa e polarizzata: correzione a Newton
(gravitazione isotropa e non polarizzata).
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Mar 20
HAWKING CI RIPENSA : “I BUCHI NERI NON ESISTONO”
Articolo del grande scienziato inglese inviato a Nature: “Nella teoria quantistica, energia e informazione posso scappare da un black hole”. Una retromarcia che cambia tutto.
La scienza degli ultimi decenni va rivista, almeno in parte. In uno studio di Stephen Hawking, inviato a Nature, arriva una retromarcia da parte dello scienziato britannico: ci siamo sbagliati. I buchi neri, che già sapevamo non essere buchi, non sono neanche neri. Il fatto è che il ripensamento arriva da parte di Hawking che è considerato uno dei padri della moderna teoria dei buchi neri.
Ma cos’è un black hole? Fino ad oggi avremmo detto che è un ‘oggetto’ con una massa tale che la sua gravità è talmente forte da non permettere nemmeno alla luce di uscire. Da cui il nome ‘nero’. L’idea di buco è per il fatto che qualsiasi onda o particella verrebbe attirata dal campo gravitazionale, ‘cadendo’ al suo interno.
Ora Hawking stravolge la teoria, e anche se da un punto di vista pratico non sembrano esserci molte differenze, da un punto di vista scientifico cambia molto, se non tutto: “Nella teoria classica – scrive lo scienziato – non c’è fuga da un buco nero, ma la teoria quantistica permette a energia e informazione di uscirne”. Va così in pensione – spiega Nature – il concetto di “orizzonte degli eventi”, un confine invisibile che non può essere superato.
Hawking ha inviato il suo studio, dal titolo ‘Conservazione dell’informazione e previsioni meteo nei buchi neri’ il 22 gennaio e non ha ancora passato un vaglio della comunità scientifica. Ma l’autore è tale che subito è stato ripreso dalla rivista.
Nella sua nuova teoria, Hawking parla di un “più benevolo orizzonte apparente”, che imprigiona solo momentaneamente materia ed energia prima di rilasciarla “anche se in una forma più ingarbugliata”. Non pensate però che adesso sia possibile per l’uomo entrare e uscire da un buco nero : si parla sempre di particelle ed energia, qualunque oggetto si avvicinasse – per quanto possibile – a un buco nero sarebbe attirato e completamente disintegrato.
Ma, Hawking stesso ammette, la teoria non è sufficiente.
“PER UNA SPIEGAZIONE COMPLETA DEL PROCESSO SERVIREBBE UNA TEORIA CHE UNIFICASSE LA GRAVITÀ CON LE ALTRE FORZE FONDAMENTALI DELLA NATURA”. L’obiettivo della fisica rimane quindi lo stesso: una teoria unica del tutto.
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Dic 30
I neutrini del CERN : ovvero, il trionfo del Fotone Unigravitazionale
N. B. Il concetto di flessibilità teorica resta valido nonostante la “marcia indietro” del CERN (febbraio 2012). Majorana nel 1937 anticipò i neutrini superluminali.
Nessuno poteva immaginare che una notizia diramata da fisici sperimentali, dopo tre anni di prove (22 settembre 2011), fornisse l’assoluta prova matematica della parte più difficile di questa opera: la sezione 6 riguardante le dimensioni e le funzioni del fotone, la particella unica e fondamentale della materia. Diamo qui una sintesi molto ridotta del problema, sull’onda del suo carattere sconvolgente e dell’urgenza di offrirne un’informazione corretta nel mare di commenti suscitati.
La chiave del mistero fisico-matematico sta nei §§14-16 di quella sezione (essendo necessaria a rigore l’intera lettura di essa). Indichiamo col solito c il valore empirico della velocità della luce nel vuoto di circa 300000 km/s (propriamente 299792,458 km/s). Ma tale simbolo ha tre versioni differenti: relativistica, tradizionale, unigravitazionale.
La prima è nata dalla erronea lettura dell’esperimento Michelson-Morley (come dimostriamo tante volte: v. NOTA a “Bilancio storico”) ed ha l’incredibile caratteristica della cosiddetta “costanza”, puramente dommatica. E’, quindi, la prima insanabile vittima dei neutrini più veloci della luce.
La seconda, più ragionevole, ma senza spiegazione del limite, presenta giustamente la componibilità (al posto della costanza), come per l’ “aberrazione siderea”. Ma, a causa del limite, viene anch’essa spazzata via dai neutrini superveloci.
Ed ecco la terza, quella unigravitazionale, il cui limite empirico – lo stesso delle altre due, ma spiegato con una debole resistenza dell’etere – è però flessibile!, fino a un limite teorico superiore, di carattere ondulatorio, indicato nel §14: precisamente 1,035288c (la notazione greca, in dimensioni fotoniche ε/τ, equivale a c: v. fine di §15). In questo modo, tra il comune limite empirico di 1c e quello solo ondulatorio di 1,035288c trova posto una lieve superabilità del primo, che le altre due versioni della velocità della luce non consentono, oltre a non possedere una qualche reale spiegazione del limite.
Questo limite più ampio alle velocità corpuscolari è sfruttato dalle particelle neutriniche, in particolari condizioni, per correre a una velocità superiore a c. Ebbene, gli esperimenti del CERN danno un risultato di circa 300006/300000 km/s=1,00002c, in perfetto accordo col ragionamento unigravitazionale.
Renato Palmieri
Napoli, 23 settembre 2011
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