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Capitolo 3.6 B) La pulsazione.

Cap.3.6 Fenomeni universali di campo: “composizione ondulatoria”, “pulsazione” e “interincidenza”.

B) La pulsazione.

La pulsazione nella propagazione eccentrica.

   § 1. I fenomeni dei quali ci accingiamo ora a parlare sono la prova della lontananza abissale che divide la fisica contemporanea dalla possibilità per essa di capire il benché minimo dettaglio della natura che ci circonda. I lettori si renderanno ancora di più conto dell’urgenza di porre fine allo scandalo, ormai più che secolare, di una “scienza” priva del senso stesso della propria definizione.

 Cominciamo dal primo. La fisica attuale lo conosce solo come manifestazione di certe rarissime stelle, caratterizzate da certi rarissimi stati endogeni, che sono quelle proprio per ciò chiamate “pulsar”. Per contro, noi abbiamo già precedentemente chiarito il mistero, dimostrando che si tratta in realtà di un fenomeno di campo assolutamente universale e imprescindibile per la comprensione fisica della struttura dei corpi. Venendo ora a trattarne in modo più particolare, aggiungeremo l’altro fondamentale fenomeno, che la fisica attuale ignora nella sua funzione egualmente strutturante e universale: l’ interincidenza tra onde di diversa lunghezza e frequenza, aventi uno stesso baricentro in un corpo complesso (e perciò da non confondersi con quelle che vanno in composizione, partendo da sorgenti distinte).

Semplificando diremo che il secondo dei due fenomeni è responsabile dell’ingrandimento delle strutture per ragione moltiplicativa (due volte, tre volte grande…, anche per fattori frazionari); l’altro, per ragione esponenziale (grande al quadrato, al cubo…, anche per potenze frazionarie). Già da questa enunciazione generale apparirà chiara – di fronte alla totale ignoranza della fisica ufficiale – l’enorme importanza di capire i due fenomeni, i quali sono anche tra loro strettamente connessi.

Infatti, mentre l’interincidenza può verificarsi in assenza di pulsazione, l’inverso è possibile solo in teoria, ma di norma alla pulsazione si associano eventi di interincidenza.

 Vedremo che il fenomeno della pulsazione ha il suo equivalente in ambito subatomico nei due altri che vanno sotto il nome di “effetto Compton” e “radiazione del corpo nero”. Si manifesta ancora una volta l’incapacità della fisica attuale di cogliere le intime correlazioni tra eventi che si verificano su scale e ordini differenti di fenomeni. Constateremo inoltre che la nascita della meccanica quantistica avvenne proprio in relazione a tale incapacità costituzionale e ne porta il marchio inequivocabile.

   § 2. Per quanto si è detto sopra, daremo ora le istruzioni per costruire le figure da 1 a 3 del cap. 1.9 con OLOPOIEMA e controllarne i dati matematici nell’apposita finestra. Vi aggiungiamo, come abbiamo fatto nei primi capitoli di questa sez.3, una circonferenza in rosso, che schematizza un corpo sferoidale in proiezione equatoriale, nel quale si produce una propagazione gravitazionale con rapporto esemplificativo a’/a=0,3. Un’altra differenza sarà nel fatto che delle onde si disegneranno, invece dei diametri, i raggi maggiori della propagazione e solo la spirale degli stessi (si omette, cioè, la spirale dei raggi minori).

    Sottoprogramma PROPAGAZIONE, colore nero:

  1. Inserire gli INPUT come in tabella INSERIMENTO VALORI;
  2. Tornare in AA col mouse: si leggerà in basso l’ “angolo costruttivo” corrispondente: per a’/a=0,3, esso è in gradi 36,279105.
  3. Cliccare AVANTI fino alla sesta onda dopo la prima pulsazione (figure 28 a b e c ).

Fig.28 a)

Fig.28 b)

Z è l’angolo acuto che una retta tangente alla spirale forma con un raggio nel punto di tangenza; ha per limite un angolo retto, quando la spirale degenera in una circonferenza, e si azzera, quando la spirale degenera in una retta. E’ un dato necessario per la rettificazione matematica della spirale: OLOPOIEMA lo calcola per ogni spirale.

F è il fattore d’incremento degli elementi lineari della spirale per ogni rotazione pari all’angolo costruttivo: questo è l’angolo acuto del triangolo rettangolo inscritto nella spirale (con vertice nel baricentro di propagazione, centro del corpo in rosso), e corrisponde al primo “angolo parziale” che compare nella finestra (36,279°), calcolato da OLOPOIEMA  per ogni spirale in base al rapporto di propagazione a’/a .

LU è la lunghezza costante di ogni arco di spirale tagliato dai raggi successivi; il terzo valore sulla stessa linea è l’incremento costante del raggio maggiore (R0 il primo, A1 i successivi) per ogni arco consecutivo di lunghezza LU; il secondo valore è LU / (A3’/2) e servirà in seguito (A3 è il diametro di ogni onda, somma del raggio maggiore e del raggio minore A2; A3′ è il primo dei valori di A3, quello sulla seconda riga numerica).

 

Fig.28 c)

§ 3. Costruendo la fig.28 si rileva che essa passa in a), b) e c) attraverso le figure 1-2 del cap.1.9.  I raggi successivi al primo tagliano la spirale logaritmica in archi tutti linearmente eguali, i cui angoli con vertice al centro della circonferenza rossa vanno perciò continuamente diminuendo fino alla criticità, fissata da noi esemplificativamente nel valore di 8° (input TE).

 A quel limite, due onde consecutive si fondono in una sola (“pulsazione”) e così fanno quelle che le seguono, sicché, dopo la pulsazione, le onde implose procedono con un carico fotonico doppio e distanziandosi di archi linearmente doppi.

Avvenuta la pulsazione e il riversamento istantaneo del carico gravitazionale di due onde in una, lungo il successivo percorso le onde tornano normali nella ricezione strumentale, benché la loro intensità globale sia raddoppiata e con essa la distanza lineare sulla spirale. Gli strumenti avvertono la turbolenza dell’implosione, segnalando il picco energetico, solo nelle fasce di criticità, come si precisa nel § 3 sempre del cap.1.9. Ora ci tocca, peraltro, di uscire dallo schema semplificato con cui abbiamo finora descritto il fenomeno, per approfondirne l’aspetto geometrico e matematico.

Nella finestra VISUALIZZA VALORI abbiamo fatto scorrere il cursore laterale dall’estremo superiore verso il basso, per far rilevare il progressivo decrescere dell’angolo parziale fino al valore 7,77 minore dell’angolo di criticità da noi fissato (). Dopo la pulsazione l’angolo parziale aumenta temporaneamente, poi torna a diminuire verso una seconda criticità e una nuova pulsazione. Intanto LU è raddoppiata, passando da 37,319 a 74,6387, e correlativamente gli altri due valori sulla stessa linea. Il processo continua così, indefinitamente, riflettendosi matematicamente passo per passo nella finestra.

   § 4. Già nel  § 3 del cap.1.9  si faceva cenno alla maggiore complessità del fenomeno nella realtà naturale. E’ quanto ora veniamo a spiegare più precisamente, per ovviare alla semplificazione fatta allora per evidenti ragioni espositive.

L’implosione di onde consecutive si verifica perché una vicinanza eccessiva dell’intera superficie sferica di onde susseguentisi finisce col vincere la tensione superficiale dei fronti d’onda, che si rompono facendo implodere le onde l’una nell’altra. Quella stessa tensione che normalmente tiene separate le onde successive fa sì che, dopo l’istante della pulsazione tra due onde, quelle che seguono lungo la spirale sono sospinte a riempire il vuoto creatosi all’improvviso davanti a loro, con un distanziamento che gradualmente diminuisce fino al ripristino della lunghezza d’onda normale λ (fig.29: anche questa riprodotta dalla prima nostra opera Fisica del campo unigravitazionale).

 

Fig.29

In questa figura l è una lunghezza esemplificativa, che conterrebbe senza la pulsazione sei onde di lunghezza λ, ma sulla quale, a causa della pulsazione, si redistribuiscono solo cinque onde. Queste, pertanto, passano per la soglia critica intervallate di un angolo lievemente superiore a quello critico e perciò non subiscono la pulsazione. Dopo la soglia la distanza tra loro si ristabilizza in un valore medio uniforme λ= l /5. Intanto le onde che le seguono, separate dalla lunghezza tornata normale λ, hanno raggiunto anche loro la soglia critica, con un angolo tra loro nuovamente critico, e quindi subiscono una nuova pulsazione. Da tutto ciò deriva che i picchi energetici percepiti sulla soglia critica non sono immediatamente consecutivi, ma si distanziano di un intervallo temporale costante, che è il periodo della pulsazione e che corrisponde alla lunghezza d’onda effettiva l =6λ tra le onde pulsate di pari livello, alle quali si applica – come a quelle passate indenni – lo stesso ciclo di incremento, e così indefinitamente.

   § 5. Vediamo ora graficamente – e matematicamente, attraverso la finestra VISUALIZZA VALORI – la differenza tra il procedimento semplificato seguito precedentemente, per il quale la lunghezza d’onda si raddoppia ad ogni soglia critica, e quello di fig.29, col quale la lunghezza d’onda aumenta più gradualmente ad ogni pulsazione solo di una frazione di λ.

Sottoprogramma PROPAGAZIONE, colore nero;

  1. AA=0.3;      TE=8; R0=15;      D2=1; N=1;     azzerare gli altri.
  2. Implementare ORARIO ; rimuovere gli assi dopo la centratura.

Prima di procedere, osserviamo che N è un intero che divide λ, sicché la frazione λ/N rappresenta l’incremento di λ dopo la soglia critica: λ‘=λ+λ/N.  Ne segue che, se N=1, l’incremento di λ è la stessa λ , e cioè λ‘=2λ . Siamo quindi ancora nel procedimento semplificato di sez. 1.

  1. Cliccando PLAY,  il risultato sarà il nostro logo, riprodotto in fig.30 .    

Fig.30

Se ripetiamo il procedimento facendo N=5, come in fig.29, l’incremento di λ sarà dopo ogni pulsazione λ/5 e le pulsazioni saranno più numerose per una medesima rotazione totale. Il risultato grafico è in fig.31.

 

Fig.31

   § 6. E’ da ricordare, come già osservato precedentemente, che le onde che implodono in una pulsazione non sono in realtà due sole onde consecutive, come nello schema dimostrativo usato finora, ma un gran numero di onde contigue coinvolte dal fenomeno in un gruppo molto vasto. Sicché, ogni soglia critica del campo di un astro distante migliaia di anni luce è in realtà una fascia sferica di turbolenza larga essa stessa migliaia di anni luce. E tuttavia l’estensione totale di tali fasce lungo le distanze cosmiche rappresenta una parte minima dei percorsi intersiderali, così da rendere statisticamente molto rara la condizione per un osservatore di trovarsi in una fascia critica rispetto agli astri che lo circondano: dal che consegue l’apparenza di estrema rarità del fenomeno stesso.

    § 7. La fig.31 mostra più chiaramente della fig.30, perché più vicina alla realtà naturale, il fenomeno dell’accrescimento per concamerazioni a rapporto costante delle strutture naturali, dovuto alla costanza dell’angolo separatore tra le successive pulsazioni. Tale costanza è da valutare nella media ed è – ovviamente – tanto più regolare quanto più si affinano valori e dati esemplificativi alla luce dei processi propriamente naturali. La pulsazione di campo, quindi, non solo ha carattere universale, ma ha un ruolo fondamentale nella formazione delle strutture materiali, più visibilmente in quelle biologiche.

    § 8. Spetterà ai lettori usare la finestra VISUALIZZA VALORI secondo le istruzioni fornite nei paragrafi precedenti, per riconoscere nei dati matematici lo svolgimento del fenomeno, osservando il ritorno inevitabilmente ciclico della criticità e il progressivo aumento della lunghezza d’onda ad ogni pulsazione. Rileveranno anche la differenza angolare mediamente costante tra le pulsazioni, ricavandola dall’angolo totale di rotazione in corrispondenza del valore critico dell’angolo parziale e facendone la differenza rispetto all’angolo totale della precedente criticità. Essi potranno anche utilmente variare i dati dell’angolo critico (input TE), il cui diminuire fa diminuire il numero delle pulsazioni, e dell’input N, il cui crescere le fa infittire.

   § 9. Trasformiamo la costanza media dell’angolo separatore tra le pulsazioni, di cui ai due paragrafi precedenti, in una costanza esatta, come di norma è in natura almeno per le strutture più regolari, quali quelle biologiche. Il procedimento è il seguente:

Dalla finestra VISUALIZZA VALORI relativa alla fig.31 rileviamo che l’angolo separatore medio tra le pulsazioni successive è di circa 31°, risultando da una serie ciclica di tre valori, uno di poco superiore a 25° e due intorno a 33,5°.

Usiamo di nuovo PROPAGAZIONE di Olopoiema, sostituendo tra gli input del precedente § 5 il valore di 31 (gradi) in TE (non più angolo critico ma costante) e 1 in D1, per disegnare una struttura ad angoli al centro eguali invece che ad archi di spirale rettificati eguali (fig.32).

Fig.32

La fig.32 rappresenta la normalizzazione matematica e geometrica del fenomeno universale della pulsazione e mostra la legge di crescita di infinite forme naturali, che si potranno configurare in modi svariatissimi, variando a piacere i parametri numerici: ciò si vedrà più in particolare nella  parte del presente titolo dedicata alla “morfogenesi”.

 Si conferma quanto si diceva all’inizio, che cioè la scienza ufficiale è irrimediabilmente lontana dal poter trovare nella natura una qualsiasi benché minima rispondenza ai suoi arzigogoli, nel momento in cui è incapace di riconoscere un fenomeno fondante della natura stessa, come la pulsazione, e come l’altro di cui tratteremo tra poco: e cioè la interincidenza ondulatoria.

 Se aggiungiamo agli input di fig.32 il valore 10 per NT (velocità di traslazione del centro di campo), otterremo la fig.33, che riproduce l’andamento strutturale della fig.4 di cap.1.6, ossia quello – per rimanere nell’esempio ivi dato – del corno destro di un animale.

Fig.33

 

 La pulsazione nella propagazione concentrica.

§ 10. La fig.34 è l’equivalente della fig.29 (§ 4) per quanto attiene alla pulsazione nella propagazione concentrica, al posto della eccentrica, ed anch’essa è presa da ” Fisica del campo unigravitazionale”, la nostra prima opera.

 

Fig.34

Abbiamo detto che le onde concentriche si espandono per incrementi eguali di superficie in tempi eguali, e quindi con raggi proporzionali alle radici quadrate dei numeri interi. Ciò comporta che la criticità, che nella propagazione eccentrica è determinata dal decrescere dell’angolo al centro separatore di onde consecutive, fino a un valore – appunto – critico che provoca la pulsazione, nella concentrica è costituita dal progressivo ravvicinamento radiale delle superfici ondulatorie, fino a una differenza minima (critica) tra i raggi di onde consecutive, che perciò implodono l’una nell’altra. Ne deriva, come nella propagazione eccentrica, un aumento istantaneo dell’intensità gravitazionale globale dell’onda “composta” e un temporaneo distanziamento tra le superfici d’onda, destinato a decrescere nuovamente fino a una nuova, analoga criticità, e così via indefinitamente.

 La fig.34 mostra lo stesso fenomeno illustrato nel § 4 per la pulsazione nella propagazione eccentrica. Alle spalle dell’onda pulsata si crea un vuoto momentaneo, che viene riempito da una redistribuzione, in uno spazio lievemente maggiore, di un certo numero di onde seguenti, le quali perciò evitano la criticità. Questa si ripropone dopo un breve intervallo temporale per le onde successive, che ripetono la pulsazione. Nel disegno di destra i tratteggi indicano le posizioni originarie dei fronti d’onda, ossia quelle del disegno di sinistra; gli spazi tra l’onda centrale e quella di pulsazione sono cinque a sinistra e ridotti a quattro – quindi radialmente più ampi – a destra, dopo la pulsazione.

La corrispondenza del fenomeno della criticità e, quindi, della pulsazione tra propagazione eccentrica e concentrica, pur con diversa modalità geometrica, è una meravigliosa conferma del disegno unitario che sovrintende alle leggi dell’universo.

    § 11. Per illustrare nelle figure che seguono la criticità nella concentrica, inseriremo in TE non più un valore angolare, come per la eccentrica, ma una differenza assoluta tra le radici quadrate dei numeri interi, voluta come distanza critica tra i raggi di onde successive, al cui limite avviene la pulsazione. Tale differenza tende a zero, avendo come valore massimo 0,4142… tra le radici quadrate di 2 e 1.

Stabiliamo come valore critico di nostra scelta TE=0,15, leggermente superiore alla differenza tra le radici quadrate di 12 e 11. Col sottoprogramma PROPAGAZIONE costruiamo le figg.35 e 36, differenti solo per N, che è 1 in fig.35 e 5 in fig.36, così come per le figg.30 e 31 ai precedenti §§ 4 e 5, relativi alla propagazione eccentrica. Sappiamo dai detti paragrafi che la prima delle due figure rappresenta il procedimento semplificato e la seconda quello più propriamente naturale. Anche qui, dalla finestra VISUALIZZA VALORI constateremo che, dopo ogni pulsazione, la distanza radiale tra le onde della concentrica cresce secondo la differenza tra le radici quadrate di interi aumentati di 2, 4, 8, e così via, nel caso semplificato, mentre aumenta più gradualmente nell’altro, nel quale però le pulsazioni si infittiscono.

  1. AA=0.999; TE=0.15; R0=40; D2=1; N=1 per la fig.35,  N=5 per la fig.36 ;  azzerare gli altri (fig 35 bis).
  2. Cliccando dopo il valore di AA, si leggerà in basso quello dell’angolo costruttivo corrispondente (0,0518…), inferiore al limite tra eccentrica e concentrica. Dopo la centratura (da non trascurare), disimplementare gli assi. Cliccare AVANTI e subito dopo STOP: la figura si completa immediatamente.

 

Fig.35

Fig.35 bis

 

Fig.35 ter

Fig.36

 

Nella finestra VISUALIZZA VALORI, i valori dei raggi sono indicati con QN; le loro differenze con DR; quelle tra i valori progressivi QN/R0 con DE, che decresce ciclicamente fino alla criticità TE.

La fig.36 mostra anche per la propagazione concentrica il fenomeno della crescita geometrica delle strutture naturali per concamerazioni a rapporto costante, come per la eccentrica le figg.31 e 32 (§§ 7-9): fenomeno dovuto – come già si è detto – all’effetto strutturante dei cicli di pulsazione.

 

Lunghezza d’onda “propria” e lunghezza d’onda “strumentale”.

 

   § 12. I moti gravitazionali della materia (particelle elementari, corpuscoli, corpi) avvengono – come si è più volte precisato – solo lungo archi e intersezioni di onde gravitazionali. In una propagazione concentrica ideale, il cui baricentro si supponga fisso nello spazio, si manifesterebbe solo un allargamento sferico delle onde e mai una loro intersecazione, e quindi sarebbe impossibile un trasferimento di materia da un fronte d’onda a un altro.

In realtà, lo spostamento del baricentro nello spazio comporta anche per la concentrica l’intersecazione tra onde, che è invece istituzionale per la propagazione eccentrica. Per quest’ultima la lunghezza d’onda “propria” consiste nella distanza lineare misurata lungo la spirale-guida logaritmica tra le superfici sferiche di onde successive, mentre per la concentrica tale distanza si misura sugli archi di spirale d’Archimede, guida della stessa concentrica.

In assoluto, queste misure, se riferite alle onde gravitazionali in sé, sono ovviamente impossibili. (Per la particella elementare, dalla quale derivano per legge di composizione – come si è visto – tutte le altre frequenze e correlative lunghezze d’onda, si farà un discorso a parte nella sez.6.) Le lunghezze d’onda fisicamente misurabili (“strumentali”) sono quelle dei flussi corpuscolari, costituenti il carico delle onde gravitazionali vere e proprie.

   § 13. Le lunghezze d’onda strumentali hanno un doppio aspetto geometrico, uno spirale e un altro radiale.   Nella spirale d’Archimede, e cioè nella propagazione concentrica (sorgenti equintense), i due aspetti hanno un carattere strutturale, piuttosto che relativo ai moti corpuscolari di trasferimento attraverso lo spazio da un sistema gravitazionale ad un altro, a motivo di quanto si è osservato al § precedente circa la ridotta comunicabilità tra i successivi fronti d’onda nella concentrica. Vedremo poi, nella sez.6, che questo fattore è determinante di quel valore-limite delle velocità traslatorie dei corpi rappresentato dalla velocità della luce.

Nella stessa concentrica, l’aspetto radiale è costituito dal tipico ravvicinamento progressivo dei fronti d’onda, visibile in tante strutture e dovuto alla proporzionalità dei tempi di espansione dell’onda con l’ingrandimento delle superfici ondulatorie sferiche. L’aspetto spirale è invece rappresentato dallo spostamento rotatorio dei punti d’intensità su ciascun fronte d’onda, di cui si parla nei medesimi paragrafi, lungo una spirale non più logaritmica ma archimedea. Anche questo secondo aspetto è riscontrabile in innumerevoli strutture. Entrambi gli aspetti vengono coinvolti nei fenomeni di pulsazione e interincidenza.

   § 14. Nella spirale logaritmica della propagazione eccentrica (sorgenti disequintense) l’aspetto spirale e quello radiale, oltre al carattere strutturale che si manifesta nelle forme naturali, hanno una fondamentale attinenza col trasferimento corpuscolare da sorgenti “emittenti” a sorgenti “riceventi”.

Le caratteristiche geometriche e matematiche della spirale logaritmica fanno sì che ci sia assoluta proporzionalità tra la distanza lineare percorsa da un corpuscolo lungo un arco di spirale nell’unità di tempo e il suo contemporaneo distanziamento radiale dal polo della spirale. Infatti, nella logaritmica, ad archi rettificati eguali corrispondono proporzionalmente differenze eguali tra i raggi.

Poiché le onde della propagazione eccentrica si intersecano sia tra loro sia con quelle delle propagazioni concentriche, esse costituiscono la rete viaria fondamentale, perché continua, dei moti traslatorii dei corpi e corpuscoli nello spazio. E poiché tali moti possono appunto svolgersi solo lungo archi e intersezioni di onde, essi tendono a una curvatura spirale, che è – come tutti capiranno – ben altra cosa dal vuoto concetto di “curvatura dello spazio” degli sproloqui relativistici.

La curvatura rigorosamente fisica ora illustrata è maggiore per i corpi più lenti e per quelli più piccoli, come si osserva bene nello spettrografo di massa e come, in modo identico anche se non palese per l’ottusità della fisica accademica, accade nei campi gravitazionali.

Le particelle più veloci in assoluto, cioè quelle fotoniche, per la quasi irrilevanza della deviazione spirale subita, sembrano percorrere traiettorie rettilinee, salvo che se passano in prossimità di masse gravitazionalmente molto intense (“deflessione” della luce, attribuita dalla relatività alla anzidetta “curvatura” dello spazio). La piccolezza della massa ha invece maggior incidenza della velocità, laddove questa viene fortemente ridotta nei campi elettromagnetici dello spettrografo di massa, i quali perciò piegano di più le particelle più piccole rispetto a quelle maggiori.

   § 15. Tornando alla lunghezza d’onda, rileviamo che, ancora nella eccentrica, per la proporzionalità tra l’aspetto spirale e quello radiale, di cui al § precedente, le traiettorie dei flussi fotonici, scandite in tempi eguali dagli archi di spirale logaritmica percorsi, presentano degli inviluppi sferici a distanze radiali eguali, a partire dalla sorgente “emittente” centrale e tutto intorno ad essa. Ciò provoca una situazione di concentricità sferica e di equidistanza radiale tra i flussi corpuscolari, che, in apparenza di una successione di fronti d’onda, si verifica nei fenomeni tradizionali di “interferenza” e di “fase d’onda”.

NOTA ai §§ 10-11:

Fig.37

 

Dallo schema di fig.35 eliminiamo le onde passanti, lasciando solo quelle pulsate. In fig.37 compare una coppia qualsiasi di spirali di Archimede in antiparallelismo, originate dal corpo centrale. Il nuovo schema, infittito come in fig.36, è quello strutturale di una formazione concentrica come quella di un seno femminile. Le spirali, “linee di forza” delle propagazioni costitutive, si incrociano in punti nodali allineati radialmente. Accumuli anomali di materia vi provocano i noduli del tipico cancro femminile.

 

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