Capitolo 3.11 L’ “uomo” di Leonardo e la “Venere” di Botticelli. La sessualità.
Da “La fisica unigravitazionale (Materia e onde. La propagazione gravitazionale. Origine della vita), Athena, Napoli 1971″:
Il problema biologico più interessante dal punto di vista gravitazionale è quello che ora risolveremo: l’origine della sessualità nella riproduzione.
Nella terminologia corrente si parla di riproduzione asessuale o agamica e riproduzione sessuale o gamica. E’ questo un errore grossolano, poiché è bensì vero che la riproduzione può essere asessuale (negli organismi meno complessi) o sessuale (negli organismi superiori), ma essa è comunque sempre “gamica”, ossia risulta da un accoppiamento (greco “gamos” = unione, nozze).
Così la riproduzione del DNA cromosomico, che è alla base della riproduzione cellulare e quindi di ogni forma di procreazione biologica, è tipicamente gamica e asessuale: la duplicazione è opera d’una coppia E, E’ di eliche (fig.30), che sono perciò dette “genitrici”, ma che sono prive di ogni differenziazione riferibile a un “sesso”. La coppia genera una propagazione figlia (per meglio dire, un complicato insieme di propagazioni), entro cui si raccoglie gravitazionalmente la materia necessaria alla strutturazione di una nuova elica E”. A sua volta questa è fornita dal modello dei sistemi genitori di un meccanismo disgiuntivo: le eliche gemelle si affiancano alle eliche genitrici formando due nuove coppie, che realizzano la divisione cellulare.
La “riproduzione partenogenetica” muove sempre dalla composizione – o coniugazione – gravitazionale di coppie interne ai cromosomi della cellula che si divide (l’uovo nella “ginogenesi” , o lo spermio nella più rara “androgenesi” di alcuni organismi inferiori).
Stabilito che la riproduzione è sempre gamica, in conformità alla legge gravitazionale della composizione tra due campi, generatori di una propagazione figlia, rimane da vedere quale sia il significato gravitazionale d’una riproduzione asessuale o sessuale. Ma ora il problema ha, in termini generali, una facile soluzione.
La riproduzione è “asessuale”, quando la coniugazione è tra due sistemi genitori a propagazione fondamentalmente eccentrica; è “sessuale”, quando la coniugazione è tra un campo eccentrico (“maschile”) e un campo concentrico (“femminile”), esattamente come in fig. 25.
Questi due tipi di composizione sono gli unici possibili, poiché sappiamo che è geometricamente esclusa una composizione tra due propagazioni concentriche.
La fig. 25 è lo schema gravitazionale, di straordinaria evidenza, del fenomeno fondamentale di una riproduzione sessuale: la coniugazione tra gamete maschile, o “spermio”, spiraleggiante come la propagazione eccentrica di AIII, e gamete femminile, o “uovo”, rotondeggiante come la propagazione concentrica intorno ad AbI. Lo zigote è qui rappresentato dalla propagazione eccentrica (“figlio maschio”) intorno ad AbII. Ma noi sappiamo che, ove le intensità di AIII e AbI siano equivalenti, il nuovo baricentro AbII coincide con AbI e il risultato è di nuovo una propagazione concentrica (“figlia femmina”) [cfr. cap.3.6, § 23 e fig.21].
Possiamo, quindi, ora dire che l’universo è interamente e indissolubilmente strutturato – sia nella sfera non vivente, sia in quella biologica – di forme “maschili” spiraleggianti (eccentriche) e “femminili” rotondeggianti (concentriche). I due tipi di propagazione, cooperando strettamente nella storia evolutiva della natura, hanno via via perfezionato dei meccanismi di specializzazione funzionale, che hanno infine portato, nel mondo biologico, alla differenziazione e al dimorfismo sessuali. E’ tuttavia ben noto, che questa differenziazione consiste solo nella prevalenza e non nell’esclusività di una delle due componenti rispetto all’altra. Infatti la sessualità varia evolutivamente nel tempo e nelle diverse specie viventi da forme asessuali a forme protosessuali (batteri e virus) ed eusessuali (organismi complessi), e in queste ultime dalla sessualità relativa e dall’ermafroditismo all’eterosessualità.La sessualità è per le specie viventi un fattore importante di variabilità e di adattamento evolutivo.
Nel corredo cromosomico degli organismi sessuati, c’è una coppia di cromosomi cui si devono prevalentemente i caratteri del sesso (eterocromosomi: tutti gli altri, in coppie di omologhi, si chiamano autosomi). Gli eterocromosomi, in quanto depositari di un preciso compito differenziale, sono esclusi dal “crossing over”, cioè dall’ interscambio di segmenti (“ricombinazione genica”), che è tipico degli autosomi e serve a variare continuamente nella discendenza le combinazioni del patrimonio genico.
In uno dei due sessi, detto “omogametico”, i due eterocromosomi sono eguali (XX): nella specie umana è omogametica la femmina. Nell’altro sesso, “eterogametico”, un cromosoma è uguale ai precedenti ed è più grande del suo compagno (Xy). Per il processo di meiosi (divisione a metà del numero di cromosomi), il gamete – uovo o spermio – del sesso omogametico contiene quindi un X, mentre il sesso eterogametico ha due tipi di uova o di spermi, uno con X e uno con y: perciò lo zigote (uovo fecondato dallo spermio) può essere XX, e allora il figlio sarà del sesso omogametico, oppure Xy, e il figlio apparterrà al sesso eterogametico.
Il fenomeno della determinazione del sesso è nella realtà complicato da non precisabili apporti degli autosomi, che alterano più o meno sensibilmente la semplicità del quadro precedente. Nell’uomo questo si può ritenere, tuttavia, abbastanza caratterizzato e ne diamo quindi la traduzione in termini gravitazionali.
Le interazioni di due sistemi equintensi – in questo caso, i cromosomi XX della femmina – dànno propagazioni concentriche, e pertanto la morfologia sessuale della donna abbonda di forme rotondeggianti. Invece due sistemi disequintensi – i cromosomi Xy del maschio, di differente grandezza – producono propagazioni eccentriche: difatti l’uomo presenta, rispetto alla donna, forme meno rotonde e più slanciate.
La controprova decisiva di questa interpretazione gravitazionale è fornita dal caso inverso rispetto alla specie umana, quello cioè degli organismi viventi in cui omogametico è il maschio e la femmina è eterogametica. Ciò si verifica, per esempio, negli uccelli. Ebbene nei maschi di questa specie sono particolarmente appariscenti le forme che antropocentricamente abbiamo denominate “femminili”, ossia quelle rotondeggianti – come bargigli, cresta, ruota caudale – dovute alla propagazione concentrica XX.
Ripetiamo naturalmente per i caratteri esteriori del sesso quanto detto sopra circa la funzione sessuale e, precedentemente, sulla strutturazione di tutta la natura, che cioè le due componenti – eccentrica e concentrica – sono sempre presenti e intrecciate in maniera inseparabile, mentre volta per volta l’una o l’altra può assumere un aspetto dominante. Ricordiamo ancora che l’apporto autosomico al sesso – diverso nelle diverse specie viventi – può modificare i rapporti gravitazionali e per conseguenza morfologici risalenti agli eterocromosomi specificamente sessuali. La nostra indagine riguarda le leggi fondamentali di comportamento della materia, le cui infinite modalità particolari sarà poi compito degli studiosi dei vari campi di approfondire e utilizzare praticamente.