Capitolo 1.8 I dieci aspetti più misteriosi dell’universo astronomico.
La trattazione sistematica dell’ equazione cosmologica sarà argomento della sezione 3. Abbiamo tuttavia voluto evidenziare in anticipo operativamente con lo strumento del logo, fondato su quella equazione, la validità assoluta della geometria generale del campo per il riconoscimento e la definizione delle strutture naturali di comune esperienza.
Passiamo ora a dimostrare come sia possibile, prima ancora della trattazione strettamente matematica, rendere una chiara e semplice ragione dei più ardui e misteriosi problemi di carattere cosmologico, che costituiscono – per le spiegazioni che ne sono state tentate fin oggi – la più colossale beffa della natura per l’inventiva fantasiosa della fisica attuale.
Cominciamo dall’ elenco dei fenomeni, per ognuno dei quali si è ipotizzata una causa particolare che, oltre ad essere di per sé fisicamente e logicamente assurda, renderebbe ciascun fenomeno o gruppo di fenomeni eterogeneo rispetto agli altri, mentre qui se ne darà col semplice schema del logo una spiegazione unica e coerente per tutti. Se non ci fosse altra prova a favore della fisica unigravitazionale, questa dovrebbe bastare.
Parleremo di: “pulsar”, “collasso gravitazionale”, “stelle di neutroni”, “buchi neri”, “burst gamma”, “quasar”, “red shift”, “big bang”, “espansione dell’universo”, “fuga delle galassie”. Eccone la descrizione e le spiegazioni avanzate dalla fisica contemporanea:
PULSAR: Una trentina d’anni fa si scoprirono delle stelle che irradiavano impulsi di onde radio separati da eguali intervalli di tempo dell’ordine di qualche secondo. Ciò in un primo momento fece addirittura pensare ad emissioni di segnali da parte di esseri intelligenti che tentavano comunicazioni interstellari. Spiegazione: la stella è come un faro e ruota su stessa nel tempo di secondi. Quindi ha un diametro di solo qualche chilometro ed è estremamente densa. Diagnosi:
COLLASSO GRAVITAZIONALE, e
STELLA DI NEUTRONI (per lo schiacciamento degli elettroni sui protoni). Poi si trovarono stelle che emettevano impulsi luminosi – invece che radioonde – sempre più brevi, di frazioni di secondo. Diagnosi: stelle sempre più piccole e dense, con una massa di miliardi di tonnellate per centimetro cubo.
BUCHI NERI: risultato terminale del collasso gravitazionale, corpi che ingoiano gravitazionalmente anche la luce, dando segni solo indiretti di sé. Una specie di orchi dello spazio che divorano se stessi.
BURST GAMMA: sprazzi improvvisi di raggi gamma che si accendono occasionalmente in tutte le direzioni dello spazio cosmico. Spiegazioni: nessuna.
QUASAR: “oggetti quasi stellari”, distanti miliardi di anni luce, ma dai quali proviene una quantità enorme di energia, troppo grande per la distanza. Sicché sono lontanissimi ma per l’energia che irradiano dovrebbero essere vicinissimi. Essendo così lontani, non possono essere che delle galassie: manifestano tuttavia delle variazioni di luce della durata di qualche anno. Ciò vorrebbe dire due cose: che il loro diametro misura solo qualche anno luce invece che le decine di migliaia di anni luce delle normali galassie, e che quindi sono un inimmaginabile concentrato di masse stellari; in secondo luogo, che nel giro di qualche anno si gonfiano e si sgonfiano come palloncini. Spiegazioni di tutto ciò: zero più zero uguale zero.
RED SHIFT: aumento delle lunghezze d’onda della luce delle galassie con l’aumento della loro distanza. Spiegazione: effetto Doppler. Le onde d’una sorgente luminosa come quelle d’una sorgente sonora in allontanamento da noi si distanziano tra loro, tanto più quanto più fuggono. Da ciò tre conclusioni:
BIG BANG: ci fu un tempo in cui la materia di tutte le attuali galassie era concentrata in un solo punto; avvenne quindi un’immensa esplosione, e da quel momento ebbe inizio la
ESPANSIONE DELL’UNIVERSO e la
FUGA DELLE GALASSIE, sempre più veloce, quanto più esse sono lontane da noi. Continuerà per sempre? Si tornerà indietro a un nuovo big bang? Mah!
Capitolo 1.9 La loro unica spiegazione: il campo “unigravitazionale”.
§ 1. Di fronte a tanti misteri, chiederemo ora al nostro logo di darci la sua unica e reale spiegazione di tutti e dieci questi fantasmi cosmici, messi da noi appositamente in maiuscole.
In fig.1 ingrandiamo le prime tre onde del campo rappresentato dal logo, disegnandole con i rispettivi diametri.
Esse hanno – come già s’è detto – un movimento di rotazione intorno a un baricentro eccentrico: questo divide ogni diametro in due segmenti diseguali che rappresentano il disequilibrio di un campo tra le parti che lo compongono. I due segmenti hanno misure inversamente proporzionali al rapporto massa periferica/massa centrale. (Diciamo questo in prima istanza: definiremo il problema nella sez.3. La fisica newtoniana, che attribuisce matematicamente al centro tutta la massa, ignora, con i suoi teoremi fondati su sfere idealmente perfette, un carattere costitutivo della gravitazione, che è la polarizzazione) Ciò significa che quel baricentro sarà centrale, se il rapporto è 1 (equintensità) col risultato di una propagazione concentrica; coinciderà invece con un estremo del diametro, se quel rapporto tende a zero (attrazione periferica tendente a zero).
L’equazione cosmologica, in ragione di tale rapporto, fornisce – come vedremo – il valore dell’angolo acuto, col vertice nel baricentro, di un triangolo rettangolo inscritto nella spirale di propagazione. Nel caso del logo (rapporto 0,3), tale angolo è di 36,2791° ed è quello che intercorre tra le prime due onde del campo. I due estremi di ogni diametro tracciano nella rotazione eccentrica delle onde due spirali logaritmiche, percorrendole a velocità lineare costante: su ciascuna spirale archi rettificati eguali vengono percorsi in tempi eguali e la successione delle onde è scandita da intervalli di tempo eguali (lungo le due spirali si affollano le intersecazioni dei fronti d’onda creando la banda di cui s’è parlato precedentemente).
Ciò evidentemente comporta, per l’allargarsi geometrico delle spirali, che l’angolo tra diametri successivi diminuisca continuamente. In fig.2 aumentiamo fino a 9 il numero delle onde coi rispettivi diametri, tra i quali intercorrono i seguenti valori angolari in gradi, forniti sempre dall’equazione cosmologica: 36,2791; 29,83; 25,33; 22,01; 19,47; 17,45; 15,81; 14,45.
Il progressivo decrescere dell’angolo nel baricentro della propagazione determina un progressivo avvicinamento tra le superfici sferiche di onde successive, il che implica che ci sarà un certo angolo critico, molto piccolo, al di sotto del quale due onde successive, troppo ravvicinate, imploderanno l’una nell’altra. Proseguirà un’unica onda, con la stessa velocità spirale e con un carico globale doppio di “energia” (usiamo per il momento un termine per noi improprio). Nello stesso luogo geometrico dello spazio le onde sopravvenienti subiranno lo stesso fenomeno di fusione a coppie. Superata tale “soglia critica” , le onde fuse a due a due procederanno separate da una distanza linearmente doppia lungo la spirale e con un angolo di divaricazione nel baricentro più elevato di quello critico.
Ma anche questo nuovo angolo tenderà a decrescere per l’allargamento continuo della spirale di propagazione, toccando inevitabilmente anch’esso il valore critico. Si ripeterà quindi, a distanza radiale maggiore dal baricentro di campo, il fenomeno prima descritto, con ulteriore raddoppio della distanza lineare tra le onde e del loro carico globale di “energia”. Naturalmente tale processo (che chiamiamo “pulsazione“) continuerà indefinitamente e noi lo descriviamo appunto con la geometria del logo, cui abbiamo aggiunto gli assi cartesiani incrociantisi nel baricentro della propagazione (fig.3).
§ 2. Non è chi non veda ora che tutti e dieci quei mostri della cosmologia moderna sono svaniti nel nulla grazie a una soluzione unica e perfettamente logica. Esaminiamo la situazione.
Poniamo nel baricentro di propagazione delle onde, all’incrocio degli assi, il centro di un astro: una stella qualsiasi; poi, una galassia qualsiasi. Gli assi rappresentano le distanze nello spazio cosmico di tutti i possibili osservatori di quell’astro. Abbiamo supposto che l’angolo critico al di sotto del quale avviene l’implosione tra onde successive sia di 8 gradi. Seguendo nella fig.3, coi calcoli dell’equazione cosmologica, la successione delle onde nella loro propagazione rotante intorno al baricentro dopo l’inizio di figg.1 e 2, s’incontra la prima pulsazione (rappresentata con una marcatura della circonferenza equatoriale dell’onda) dopo una rotazione di campo di 281,67°; l’angolo tra due diametri successivi, inizialmente di 36,2791°, è ora di 7,8°, quindi inferiore alla criticità (8°). Quello in temporaneo aumento dopo la pulsazione è di 14,6°: anch’esso diminuisce progressivamente fino a un nuovo valore critico e quindi alla seconda implosione, che si verifica a 397,76° di rotazione. Così si va alla terza pulsazione, dopo una rotazione di 514,15°, e alla quarta, dopo una rotazione di 630,69°; successivamente, alla quinta, dopo una rotazione di 747,31°, e così via.
Stando così le cose, domandiamoci: quali sono i punti dello spazio che contorna la stella, nei quali l’implosione viene registrata istantaneamente? Evidentemente solo quelli disposti lungo certe “soglie critiche”, ovvero le circonferenze marcate in fig.3 (limitiamoci per semplicità al piano equatoriale della propagazione rappresentato dallo schermo), perché per tutti gli altri punti le onde passeranno nella normalità del loro contenuto “energetico”. Ciò significa che il campo della stella, sempre pulsante costituzionalmente, apparirà tale solo in una infima minoranza di punti di osservazione dello spazio circostante. La conseguenza-beffa per la fisica odierna è che solo pochissime stelle ci appaiono statisticamente pulsanti, perché come osservatori ci troviamo casualmente lungo una soglia critica del loro campo di propagazione. In realtà, tutte le stelle sono delle PULSAR: solo che disgraziatamente non ce ne possiamo accorgere. Via quindi il COLLASSO GRAVITAZIONALE, le STELLE DI NEUTRONI e i BUCHI NERI.
§ 3. Precisiamo che il discorso ora fatto ha necessariamente schematizzato il fenomeno della pulsazione, allorché abbiamo parlato dell’implosione di due sole onde consecutive e del raddoppio della loro distanza reciproca. Nella realtà, l’evento investe insieme una molteplicità di onde che subiscono in gruppo la criticità. Di conseguenza, il successivo distanziamento non corrisponde a una semplice moltiplicazione della distanza precedente per il numero delle onde coinvolte, ma è più graduale. Inoltre, le soglie critiche non sono sottili superfici di due sole onde implose ma larghe corone sferiche di turbolenza, che si manifesta strumentalmente in un picco periodico di impulsi. Attraversare tali soglie non è quindi un fatto istantaneo, così da potersi constatare che, superatane una – per esempio, con una sonda interplanetaria -, la “pulsar” smetterà di apparire tale. La larghezza di una zona critica non è valutabile in termini di pochi miliardi di chilometri. Solo se potessimo viaggiare per anni luce nel cosmo, vedremmo il carattere della pulsazione spegnersi nelle stelle che oggi vediamo pulsare per accendersi in altre. Non c’è nulla, quindi, di più illusorio di quella targa del Pioneer con le due figure umane, dove si è creduto di indicare ad extraterrestri la posizione del sistema solare nel cosmo con dei segmenti che la fissano in rapporto alle nostre “pulsar”: queste, per chi viaggia nel cosmo, sono come dei fuochi fatui.
§ 4. Il bello è che questo ragionamento non potrà essere infirmato da nessuna obiezione, perché ne esiste una conferma inconfutabile in altre sue immediate conseguenze.
1.a conseguenza: Allontaniamoci idealmente, in fig.3, lungo gli assi dal baricentro di campo. Si rileva subito che l’intervallo radiale tra onde successive aumenta progressivamente, a misura che si superano le varie soglie critiche. Ecco la vera spiegazione del RED SHIFT: l’aumento delle lunghezze d’onda degli oggetti siderali in rapporto alla loro distanza da noi non è un effetto Doppler, ma è dovuto all’intrinseca geometria del campo, ignota alla fisica ufficiale, ed è causato dall’indefinito ripetersi della pulsazione. La FUGA DELLE GALASSIE, l’ESPANSIONE DELL’UNIVERSO e il BIG BANG sono favole.
2.a conseguenza: Le QUASAR sono semplicemente delle galassie “pulsar”. Se le loro anomalie fossero endogene, nessuna spiegazione sarebbe possibile dare, come del resto abbiamo visto anche per gli altri fenomeni esaminati, di quelle insanabili contraddizioni osservative. Tutto invece diventa chiaro, se lo si riferisce alle modifiche che il campo subisce lungo il percorso dall’oggetto fino a noi. Trattandosi di corpi celesti enormemente grandi, lontani e complessi, i periodi delle variazioni manifestate non sono di secondi o frazioni di secondo, come per le stelle “pulsar”, distanti migliaia invece che miliardi di anni luce, ma hanno durata molto più lunga e irregolare: appunto, dell’ordine di anni. Il fenomeno è tuttavia geneticamente identico: riguarda il fatto che il nostro sistema solare si trova occasionalmente su una “soglia critica” del campo delle galassie anomale. Se la nostra vicina, la galassia di Andromeda, si trovasse al posto di una “quasar”, ci apparirebbe anch’essa tale e farebbe impazzire i fisici contemporanei.
3.a conseguenza: Riguarda le stesse “quasar” e taglia la testa al toro. La quantità enorme di energia irradiata, inspiegabile – data la distanza – secondo le vedute usuali, è invece il naturalissimo effetto dell’accumulo da noi descritto, che ad ogni pulsazione si verifica tra le onde in reciproca implosione e che ne aumenta progressivamente il carico globale.
Finalmente i misteriosissimi BURST GAMMA non sono che fortuiti eventi di pulsazione tra onde gamma, partenti da sorgenti disperse nello spazio cosmico.
Possiamo qui solo accennare che la pulsazione si verifica con diversa modalità geometrica anche nella propagazione concentrica, di cui si è parlato in precedenza (cap.1.2, fig.2, circonferenze esterne marcate: il fenomeno è causato dal loro progressivo ravvicinamento radiale ed è ugualmente ripetitivo all’infinito). Tutti indistintamente i campi dell’universo ne sono quindi partecipi.
CONCLUSIONE.
§ 5. Come si vede, il nostro logo ha messo insieme e perfettamente chiarito in un’unica soluzione i più difficili e controversi problemi cosmologici dei nostri tempi, mostrando che essi sono inspiegabili se ritenuti endogeni agli oggetti siderali – come fa la fisica corrente – e che invece non hanno più nulla di misterioso se riferiti all’esatta geometria del campo e quindi alla loro osservazione in arrivo a noi.
E tuttavia il risultato non è puramente teorico e attinente solo a una remota cosmologia. Che la fisica ufficiale abbia scambiato per fenomeni eccezionali una serie di osservazioni che al contrario indicano una proprietà assolutamente generale dei campi gravitazionali, comporta conseguenze disastrose prima di ordine conoscitivo (l’ordine più alto dei valori umani, coimplicante quelli morali e sociali) e successivamente di carattere pratico.
I luoghi dello spazio dove il campo “pulsa” sono luoghi di accumulo gravitazionale della materia e determinano la conformazione delle strutture naturali, anche di quelle biologiche. Se torniamo per un momento alle soglie di rotazione angolare dove nell’esempio del logo abbiamo visto verificarsi le successive pulsazioni, osserviamo che la differenza in gradi tra due pulsazioni consecutive è costante (circa 116,5°), senza che naturalmente noi l’avessimo precostituita. Ebbene, in natura, le forme di accrescimento a spirale logaritmica – per esempio, nelle conchiglie – seguono un andamento ad angolo centrale costante: si veda la separazione angolare tra i setti della concamerazione di un gasteropode, fenomeno ben visibile anche nelle marcature circolari del disegno del logo.
E’ chiaro che l’angolazione costante di questo tipo di crescita a progressione geometrica dipende dalla criticità voluta caso per caso dalla natura, mentre il nostro angolo critico (gli 8 gradi della trattazione precedente) è stato puramente esemplificativo. E’ anche chiaro, tuttavia, quali e quanti effetti benefici possano derivare in ogni campo da una messa a fuoco teorica e matematica di innumerevoli fenomeni, di cui si comprenda la vera natura, invece che farne una generica e spesso fuorviante descrizione.